Proprio in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo 2024, il Governo Meloni ha votato contro la “Nature restoration law”, rinviandone così l’incerta approvazione.  Lo stop alla più importane normativa europea in termini di tutela delle acque e della natura degli ultimi 20 anni. Un passo indietro rispetto al novembre 2023, quando gli Stati membri erano giunti a un accordo sulla Nature restoration law, al termine di un difficile processo di negoziazione che aveva portato a un indebolimento del testo inziale per accontentare le richieste del mondo agricolo e dei suoi rappresentanti di categoria. La legge, che impone il ripristino del 20% degli habitat terrestri e marittimi in Europa entro il 2030, godeva di un ampio sostegno da parte dei cittadini europei, di 19 Stati membri, di aziende e Ong, alcune di queste riunite nella coalizione #RestoreNature. Ma la Nature restoration law, considerata una delle basi del Green deal europeo, è stata bloccata all’ultimo minuto. Secondo i promotori, la legge è stata bloccata da una decisione politica basata su speculazioni puramente elettorali, in vista delle europee di giugno. Oltre alla rappresentanza italiana, a tirarsi indietro è stata anche l’Ungheria nonostante avesse appoggiato la legge durante la votazione al Parlamento europeo a febbraio 2024. La legge, l’atto legislativo più significativo in materia di natura nell’Ue dagli anni Novanta, pensato per mitigare siccità e alluvioni restituendo spazio ai corsi d’acqua, ripristinando i naturali processi di ricarica delle falde e gli ecosistemi degradati nonché tutelando la salute dei suoli, si trova ora ad affrontare un futuro incerto e un potenziale passo indietro rispetto all’impegno dichiarato dell’Europa per la conservazione della biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici. La salute delle acque e dell’ambiente in cui viviamo, di tutti gli ecosistemi e della biodiversità, per il Governo italiano evidentemente non è una priorità

da Altreconomia 3-24

Written by Franco Rigosi