L’inquinante eterno più diffuso al mondo, il Tfa, è stato trovato nei campioni di 6 bottiglie di acqua minerale. Sei sulle otto acquistate nei mesi scorsi, in un supermercato di Roma, da Greenpeace Italia. Obiettivo: testare l’eventuale presenza di Pfas, le sostanze poli e perfluoroalchiliche usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute. E anche quella di Tfa, sebbene ad oggi non esistono limiti legali specifici per la sua presenza nelle acque minerali e potabili in Italia. L’ong ha acquistato bottiglie d’acqua degli otto marchi più diffusi in Italia (Ferrarelle, Levissima, Panna, Rocchetta, San Benedetto, San Pellegrino, Sant’Anna e Uliveto) e, per ciascuna, ha fatto analizzare due campioni (per un totale di 16), inviandone uno in un laboratorio italiano (Til Italia) e il secondo nel laboratorio di chimica dell’acqua del tedesco TZW, che si occupa da molti anni di analisi e valutazione dei Pfas. Tra le molecole ricercate, in questa analisi, anche il Tfa, ossia l’acido trifluoroacetico, una molecola a catena ultracorta (due atomi di carbonio) che la rende indistruttibile e le dà grande capacità di diffusione. Nei campioni d’acqua di Ferrarelle e San Benedetto Naturale non è stata rilevata alcuna presenza di Pfas: le concentrazioni di tali sostanze in questi campioni sono risultate inferiori al limite di rilevabilità di 50 nanogrammi al litro. Nei restanti campioni (12) appartenenti a LevissimaPannaRocchettaSan PellegrinoSant’Anna e Uliveto è stata invece rilevata la presenza di Tfa. Greenpeace Italia ha inviato questi risultati alle aziende proprietarie dei marchi. “Nessuna delle realtà contattate ha voluto commentare” spiega la ong.

Dal fatto quotidiano 10-25

Purtroppo i Pfas sono ovunque ci sia plastica , meglio bottiglie di vetro o acqua del rubinetto

Nel vino non è meglio A gettare un’ombra sul comparto enologico è il report Message from the bottle del Pesticide action network PanEurope,nei vini immessi sul mercato negli ultimi anni è stato rilevato acido trifluoroacetico Tfa, un composto derivante dalla degradazione di pesticidi contenenti Pfas La concentrazione media delle sostanze è di 122 microgrammi/litro, con un picco di 320, un valore 100 volte superiore ai livelli medi, già elevati, presenti nelle acque potabili.I vini più contaminati sono risultati quelli austriaci,Non sfuggono alle impurità alcuni vini italiani, tra cui il Chianti, con 120microgr/litro di Tfa, il Prosecco con 69 e il Kalterersee, con 43. E non sono esenti da contaminazione neppure le bottiglie biologiche, dato che tutte contengono Tfa

Cristina Guarda, eurodeputata di Europa Verde, che commenta: “La grande industria chimica sta avvelenando anche il vino, oltre al cibo che arriva sulle nostre tavole. E dato che il nostro Paese è il primo produttore di vino a livello globale, dovremmo considerarla un’emergenza nazionale. Chiediamo, inoltre all’UE azioni urgenti per proteggere gli agricoltori, la nostra salute e quella dei consumatori di tutto il mondo”

In USA hanno trovato i Pfas nelle birre, da noi non le hanno ancora analizzate.

 

C’è una sola soluzione. Fermare subito le produzioni Pfas e far seguire una “legge zero-PFAS” che ne vieti del tutto l’utilizzo in tutti i settori. Solo così possiamo sperare di tutelare la nostra salute: non c’è altro tempo da perdere

Written by Franco Rigosi