Il debito mondiale è stimato intorno a 307mila miliardi di dollari, di cui circa 100mila sono costituiti da debiti pubblici. Si tratta di cifre record, quasi raddoppiate rispetto al 2015. Per pagare gli interessi su questo debito pubblico serve una quantità di risorse finanziarie pari al 15-17% del Pil globale Una cifra spaventosa da cui dipende la tenuta degli Stati e, nel caso del debito privato, di famiglie e imprese. Ma dove si trova la liquidità per finanziare una simile montagna di carta? In parte, soprattutto nel caso del debito americano, ci pensa la Federal Reserve con il dollaro, ma neppure questo intervento basta. Diventano indispensabili, dunque, le risorse del famoso “risparmio gestito” che negli ultimi anni si è concentrato nelle mani di pochissimi grandi fondi finanziari, destinati a divenire così essenziali per la vita stessa dei Paesi e quindi in grado di dettare le regole del funzionamento dell’economia e della politica. Anni di abbattimento del carico fiscale sui profitti e sulle rendite hanno reso l’indebitamento la strada obbligata per finanziare la spesa sociale e quando l’inflazione, scatenata dalla speculazione, ha spinto le banche centrali al rialzo dei tassi quel debito è diventato onerosissimo e dunque la strada dei grandi fondi, dei “padroni” del mondo, si è spalancata in un duplice modo: con le privatizzazioni, per il costo dello Stato sociale, e con il finanziamento del debito a tassi altissimi.

 Le sorti dei debiti globali dipendono dalle valutazioni di società private che devono fare profitti e che sono partecipate, specie dopo la crisi del 2008, dai più grandi fondi finanziari del Pianeta, impegnati a scommettere contro molti Stati.Le agenzie di rating esprimono pagelle sugli stati determinanti nella formazione delle strategie di investimento dei fondi pensione e dei fondi istituzionali e persino per l’elaborazione delle condotte monetarie della Banca centrale europea; sono decisive quindi nell’orientare proprio il vastissimo mondo del risparmio gestito. Sappiamo che le tre agenzie principali sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch ma quello che, appunto, forse ricordiamo meno è la loro proprietà :Moody’s appartiene a Warren Buffet, attraverso il fondo Berkshire, e ad una decina di grandi fondi finanziari, tra cui BlackRock. Standard & Poor’s è controllata, attraverso McGraw-Hill, da un grande fondo come Capital World e, di nuovo, da BlackRock, Vanguard e Capital Research Management, mentre Fitch è riconducibile ad Hearst Corporation. In sintesi, i soggetti che esprimono valutazioni decisive sulla finanza, pubblica e privata, e in particolare sui debiti, sono nelle mani di realtà finanziarie che partecipano direttamente al mercato finanziario. Per essere più chiari, le sorti globali discendono dalle valutazioni di società private che devono fare profitti e che sono partecipate, in particolare dopo la crisi del 2008, dai più grandi fondi finanziari del Pianeta. Stupisce la duplice circostanza che queste agenzie sono già state causa di enormi disastri finanziari, come nel 2001 e nel 2008 -garantendo però lautissimi proventi ai loro azionisti-, e che dovrebbero sottostare al controllo dell’agenzia europea Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, dimostratasi a più riprese del tutto inadeguata. Perché la politica non propone un semplice regolamento, molto chiaro, per cui le agenzie di rating non possono essere di proprietà di soggetti finanziari che, evidentemente, non possono essere imparziali?   la strada più logica sarebbe quella di creare un’agenzia di rating internazionale e indipendente, priva del tutto di scopi di lucro e votata, in termini statutari, all’interesse pubblico. 

A.Volpi altreconomia 10-23

Written by Franco Rigosi