Il salvagente di novembre pubblica una inchiesta inquietante

Undici campioni su 14 di  analizzato contengono glifosato.Le concentrazioni riscontrate sono tutte al di sotto del limite di legge (2 milligrammi per chilo) anche se in alcuni casi ci si avvicina alla metà della dose massima consentita. Tutti i prodotti quindi sono conformi. Tuttavia al di là delle quantità rilevate a destare preoccupazione è il numero dei campioni risultati positivi a una sostanza che la Iarc dell’Oms definisce “probabile cancerogena”. 

La domanda sorge spontanea: perché il  è così esposto alla contaminazione da glifosato? Come ci hanno spiegato alcuni esperti, nella coltivazione del tè, soprattutto nelle grandi piantagioni dell’India e dello Sri Lanka, il diserbo delle erbe infestanti viene praticato attraverso gli erbicidi, in particolar modo con i trattamenti a base di glifosato che viene sparso tra le fila che separano le siepi ma non è escluso anche che venga impiegato sulla pianta per estirpare i rampicanti.
La traccia di questo procedimento purtroppo la ritroviamo nelle bustine che immergiamo nell’acqua bollente per l’infuso. I nostri risultati non sono gli unici che in questi anni hanno rilevato questo problema. Nel febbraio del 2022 il mensile francese 60 Millions des consommaturs ha riscontrato la presenza del pesticida nel 30% dei campioni analizzati.

Non mancano campioni dove – oltre al glifosato – hanno rinvenuto residui di tre pesticidi (sotto i limiti di legge ove presenti) ma anche due prodotti in cui hanno riscontrato Alfa_e_Cypermethrins, un insetticida vietato definitivamente in Europa dal dicembre 2022. Il regolamento Ue 2021/795 emanato nel maggio del 2021 ha revocato questa sostanza attiva e stabilito lo smaltimento delle scorte fino alla fine dell’anno scorso. Eppure la hanno riscontrata ancora nel tè MD e in quello Esselunga, forse perché prodotti precedentemente?

Written by Franco Rigosi