agricoltori sui trattori
Eccesso di zootecnia, consumo di acqua, monocolture a mais, sversamento di liquami, agrofarmaci, pesticidi, emissioni…
L’impegno a “vietare le sostanze chimiche più dannose nei prodotti di consumo, consentendone l’uso solo dove essenziale” era un elemento di punta del Green Deal europeo lanciato nel 2020. Si prevedeva che tra 7mila e 12mila sostanze pericolose sarebbero state vietate, compresi molti Pfas. E invece l’esecutivo dell’Ue ha definitivamente ceduto alla forte pressione dell’industria chimica europea e dei partiti di destra. Rinunciando a mettere mano al regolamento Reach che disciplina le sostanze pericolose in Europa.
Una rete di organizzazioni di cittadini ambientalisti, non ha dubbi: “La Commissione europea ha tradito i cittadini europei, chiudendo un occhio sull’inquinamento chimico e privilegiando gli interessi a breve termine dell’industria tossica rispetto a quelli dei suoi cittadini. È ormai chiaro che per questa Commissione i profitti dell’industria chimica sono più importanti della salute degli europei. Ogni ritardo porta più sofferenze, malattie e persino morti precoci”.
E non si è tenuto minimamente in conto la bozza di analisi che stima i risparmi sanitari derivanti dai divieti: oltre 10 volte i costi per l’industria. I pagamenti ridotti per il trattamento di malattie come il cancro e l’obesità ammonterebbero tra gli 11 e i 31 miliardi di euro l’anno, mentre i costi di adeguamento per le imprese sarebbero tra 0,9 miliardi e 2,7 miliardi di euro all’anno.
La sensazione nella Commissione è quasi come se fosse un dato di fatto che non si possano creare troppi problemi all’industria – indipendentemente dai benefici per la salute pubblica – e che le aziende soffrano molto delle normative europee sui prodotti chimici.
Da Salvagente 10-23