Eccesso di zootecnia, consumo di acqua, monocolture a mais, sversamento di liquami, agrofarmaci, pesticidi, emissioni climalteranti, taglio di alberi, consumo di suolo e terre svendute alle grandi aziende dell’energia. La realtà, anche leggendo le cronache sui quotidiani in questi giorni, è che chi protesta sta inconsapevolmente denunciando il fallimento di un modello agricolo che è in realtà agro-industriale, un sistema che non regge, basato su produzioni intensive senza alcun controllo della filiera e dei prezzi, in balia della grande distribuzione (nel caso di prodotti destinati al consumo umano) o dell’industria mangimistica, per quei prodotti come il mais che ormai non vengono più prodotti per l’uomo, ma per diventare il cibo insostenibile del nostro cibo, cercando quindi di massimizzare la resa per ettaro   anche a discapito della qualità ambientale del lavoro agricolo e pur a fronte di situazioni contingenti come la scarsità idrica che riguardano in particolare l’area della Pianura Padana e renderebbero opportuno modificare il tipo di colture. Gli agricoltori che protestano stanno clamorosamente sbagliando indirizzo: non devono prendersela con l’Unione europea che li finanzia da decenni né con gli Stati che pure li finanziano da decenni e pure quando ci sono calamità e stati di emergenza . Devono andare a protestare dalle loro associazioni di categoria che non li hanno aiutati quanto occorreva per farli transitare verso un’agricoltura più giusta, più sana, più pulita  Se la devono prendere con chi impone loro agrofarmaci in abbondanza e sementi di un certo tipo per colture di un certo tipo (disastrose). Dopodichè è inutile che ci nascondiamo dietro un dito: l’agricoltura convenzionale o industriale, a seconda di come piace chiamarla, è solo e soltanto il prodotto di sacrifici ecologici immensi. L’eccesso di zootecnia è un problema. Innegabilmente un problema che genera un sacco di problemi all’ambiente e alle persone: eccesso di consumo idrico, monocolture a mais solo per produrre insilati, perdite energetiche in filiera, patologie sanitarie gravi per eccesso di consumo di carne, problemi enormi di spandimento dei liquami, problemi enormi per trattamento degli animali, etc.. A livello mondiale la superficie agricola dedicata alla zootecnia è oltre il 70% della superficie coltivata per produrre solo il 15-20% delle calorie alimentari. Possiamo mangiare molta (molta, molta) meno carne e abbiamo il diritto di mangiare meglio e più sano e pulito. Questo è il diritto di noi cittadini. Non quello di abbuffarci di cibo molesto e a basso costo.

 Molta agricoltura è ostaggio delle multinazionali sementiere, dell’agrofarmaco e del petrolio (che spesso coincidono) oltre che della distribuzione alimentare. Puntate i vostri trattori verso di loro. Puntateli anche verso chi, del settore, sta comprando sottocosto le aziende agricole in sofferenza anziché aiutare a risanarsi, e magari compra pure alcune catene di distribuzione alimentare .  Inoltre, i lavoratori migranti svolgono oggi un ruolo fondamentale sia nella produzione agricola che nell’industria agroalimentare: senza di loro non ci sarebbero forza lavoro sufficiente in Europa per produrre e trasformare il nostro cibo. I diritti dei lavoratori agricoli devono essere integralmente rispettati”.

Il dietrofront dell’UE sulla proposta di riduzione dei pesticidi fa esultare agricoltori e lobby, un po’ meno gli ambientalisti e i cittadini, preoccupati del fatto che continueranno a portare in tavola cibi contaminati da sostanze chimiche ancora a lungo Un deciso passo indietro, dunque, per accontentare agricoltori (e lobby annesse). C’è da dire però che l’originale legge sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) che prevedeva il taglio del 50% entro il 2030 era già stata bocciata al Parlamento europeo e poi fortemente ridimensionata al 30% entro il 2035. Il regolamento Sur dell’Ue prevedeva diverse misure, tra cui il divieto di utilizzo dei pesticidi in territori sensibili come le aree naturali protette e le zone con presenza di insetti impollinatori a rischio estinzione. L’uso di pesticidi sarebbe stato vietato in:

  • parchi, campi di gioco, campi sportivi,percorsi pubblici e aree natura 2000

Ora tutto da rivedere.

Né inaspettata può essere considerata la decisione comunitaria di escludere l’agricoltura e gli allevamenti dalla limitazione delle emissioni, anche qui l’esecutivo di Bruxelles aveva già deciso che gli allevamenti intensivi devono godere della più completa libertà di inquinare in nome della loro “funzione sociale”.

Via Campesina, il coordinamento europeo ha diffuso un “Manifesto per la transizione agricola per affrontare la crisi”.

Da altreconomia 2-24

Written by Franco Rigosi