La rivista Salvagente ha cercato di capire come vengono selezionati i fitosanitari cioè gli antiparassitari da monitorare nelle acque minerali in commercio chiedendo alle autorità sanitarie locali. Le risposte ottenute disegnano una babele di rimpalli tra Arpa e Asl. E a trarne vantaggio sono le aziende che imbottigliano e che sono tenute a cercare solo alcune sostanze tra le tante potenzialmente pericolose

Facendo riferimento alla normativa applicabile sul tema, contenuta nel decreto ministeriale 10 febbraio 2015, “Criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali”, si rimanda agli allegati con i gruppi o le singole sostanze non ammessi e i rispettivi limiti fissati. In particolare, è indicato che tra le classi di composti elencate si devono ricercare gli antiparassitari che hanno maggiore probabilità di trovarsi nel territorio influente sulla risorsa interessata, in considerazione anche della loro pericolosità, e l’elenco di tali composti va richiesto alle autorità sanitarie locali competenti.

Ma sono diversi gli studi che confermano come i pesticidi possano viaggiare, trasportati dalle correnti aeree o tramite il dilavamento che dai terreni li porta fin dentro le falde acquifere, anche a decine o persino centinaia di chilometri di distanza dal luogo in cui sono stati irrorati. Pertanto diventa impellente chiedersi chi compili queste liste e su quali basi fondi la decisione di inserirvi un antiparassitario e lasciarne fuori un altro, come per esempio il Propiconazole e il Cypermethrins, tossici per la fertilità, o altri che possono degradare in composti cancerogeni, come il Biphenyl (tutte sostanze trovate nel test del Salvagente sulle acque minerali).

Conclusione : sui controlli il quadro cambia da regione a regione

C’è, poi, la questione di quanto frequentemente vengano aggiornate le “black list”.  Alcune Arpa, come il Piemonte, assicurano un aggiornamento annuale, altre come quella dell’Umbria specificano che l’ultimo aggiornamento risale al 2019. In un mercato così aggressivo, come quello dei fitofarmaci, in cui l’intervento del legislatore nazionale e comunitario è ricorrente per vietare o restringere l’utilizzo di questo o quel principio, nel frattempo definito dalla scienza come tossico o cancerogeno, cinque anni sembrano un’infinità.

È il sistema di produzione e di consumo che andrebbe messo in discussione. Bisognerebbe diminuire l’uso di pesticidi, ma per questo servirebbe una maggiore premialità per chi non li usa; nel frattempo il legislatore potrebbe aggiornare le regole e fare un po’ di chiarezza a beneficio dei consumatori.

Da salvagente 10-24

Written by Franco Rigosi